venerdì 20 settembre 2013

La Buona Annata's History Channel: Draghi del lago d'Orta

Questo lago suggestivo, situato nella provincia piemontese di Novara, esprime un fascino tutto particolare, un incanto sottile, e possiede anche uno dei riferimenti più famosi ai draghi. Una bellissima visione d'insieme si può godere dall'alta rupe del Santuario della Madonna del Sasso, sulla sponda occidentale.
Di origine glaciale (come gli altri grandi laghi subalpini), attualmente misura circa 13 km di lunghezza, è largo da 1 a 2 e raggiunge la profondità di 143 metri; un promontorio collinoso ad est ospita la pittoresca cittadina di Orta San Giulio, dalla quale riceve il nome.
Alimentato da alcuni torrenti e da forti sorgenti subacquee, il lago era un tempo ricchissimo di fauna e di flora, ora compromesse dall'inquinamento. L'estremità settentrionale è molto vicina al ramo ovest del lago Maggiore, al quale è in effetti collegata tramite il torrente Strona e il fiume Toce. Questa zona era certamente abitata già in epoca romana, quando il lago era chiamato "Cusius"; l'evangelizzazione si attribuisce ai santi Giulio e Giuliano, intorno al secolo IV, e da san Giulio infatti prende il nome l'isola di 30.000 mq situata verso il centro del lago, di fronte a Orta.
Narra dunque la tradizione che il pescosissimo lago fosse in antico abitato anche da uno (o più) degli ultimi "draghi" e da altri rettili minori, rifugiati in particolare sull'allora disabitata isola.
Verso il secolo IV, i fratelli greci Giulio e Giuliano dell'isola di Egina, abbracciato lo stato clericale, giunsero fino qui: il diacono Giuliano fondò una chiesa a Gozzano (all'estremità sud del lago), mentre il presbitero Giulio la costruì sull'isola del lago. Fu così che san Giulio prete dovette affrontare gli animali mostruosi dell'sola, scacciandoli e fondando nel 390 circa una chiesa dedicata agli apostoli Pietro e Paolo.
L'attuale basilica di S. Giulio fu completamente rifatta in stile romanico nei secoli XVII e XVIII; oggi è tutelata come monumento nazionale. Le ossa di san Giulio - morto secondo la tradizione a 70 anni il 31 gennaio del 400 - dapprima custodite in una piccola catacomba, furono nel 1748 vestite di abiti sacerdotali e poste in una bacheca nella cripta della basilica. Nella basilica stessa troviamo molte raffigurazioni delle imprese del santo e di draghi, fra le quali notevole un bassorilievo in pietra nera.
Tornando alla tradizione, essa narra che i mostri scacciati dall'isola si rifugiarono sulle due rive del lago; ad ovest nelle selvagge ed acquitrinose propaggini dei monti intorno a Pella, e ad est sulla riva orientale della penisola di Orta. Qui infatti, appena entrati nel golfetto di Bagnara, si trova una grotta, dalla quale sgorga una polla d'acqua dolce, che gli antichi abitanti di Orta chiamavano 'l bus d'l'Orchera. Nella grotta si stabilì appunto uno dei mostri, chiamato l'Orchera, e da questo riparo continuò a terrorizzare gli uomini. Attualmente la grotta è proprietà privata della villa Frescafonte - così detta appunto per la sorgente - situata sul lungolago della Punta Movero.
Fantasie? Forse, ma tutto ciò ebbe una inaspettata conferma dal ritrovamento, nella grotta, di una gigantesca vertebra, che aveva lo sviluppo, con le apofisi, di circa un metro!
Il ritrovamento avvenne nel 1600, ma non gioisca lo scettico, perché l'anello vertebrale esiste ancora, e lo possiamo ammirare - pur privato delle apofisi - appeso ad una catena nella sacrestia della basilica di S. Giulio!
Notiamo ancora che il ricordo dei "draghi" rimase vivo a lungo nelle tradizioni di tutto il novarese, e sopravvive ancora in una curiosa superstizione popolare: portare con sé la terra rossa dell'isola di San Giulio preserva dai serpenti. Nella stessa sacrestia di S. Giulio, nel vano di una finestra, possiamo scorgere un artistico drago in ferro battuto del secolo XV: è un esemplare dei draghi che nelle campagne si usavano portare in testa alle processioni delle rogazioni, nei giorni antecedenti all'Ascensione, con un fascetto di spighe in bocca. Al significato propiziatorio agricolo delle rogazioni, si aggiungeva così il simbolo del drago, allo stesso tempo nemico dell'uomo e dei raccolti.
Draghi mobili, con ali e code snodati, sono menzionati nelle cronache novaresi; anche il vescovo Bascapé ne fa una descrizione.
A queste tradizioni va aggiunto il culto di san Giorgio, il noto uccisore del drago. Ad esempio, nel giorno della ricorrenza del santo, una grande festa popolare si tiene a Casale Corte Cerro (Novara), paese posto nella valle che unisce il lago d'Orta con il lago Maggiore.

(Umberto Cordier, Guida ai draghi e mostri in Italia. SugarCo, 1986)





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